martedì, dicembre 28, 2010

I nuovi druidi a Stonehenge per il solstizio d’inverno



In occasione del solstizio di inverno gli eredi dell’antico culto celtico dei Druidi hanno assistito al sorgere del sole tra i giganteschi megaliti di Stonehenge, situati a circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury, in Inghilterra. Le nevicate non hanno impedito ai seguaci di raggiungere il sito e celebrare il momento in cui il Sole viene a trovarsi alla sua minima declinazione.

(da panorama.it)

venerdì, dicembre 24, 2010

Natale 1988


Buon Natale, Marina,
mia rondine felice
mia adorata figliola
piena di mille grazie,
che non perdoni mai
gli sprechi di denaro:
tu non perdoni
l'usura dei poeti
la loro fantascienza
e l'eterno dolore.
Se tu non mi perdoni
che debbon dire i figli
dell'interno Naviglio
sopra cui giace inerte
la nera poesia,
quelle luci lontane
il seno della colpa
e il lubrico miraggio
di un amore perduto.
Buon Natale, Marina,
per ciò che non ho avuto.

(Alda Merini)

giovedì, dicembre 16, 2010

Danzare nel vento con la Kemò-vad


Una forma di meditazione dinamica utilizzata migliaia di anni orsono dall’antico druidismo europeo rivive oggi grazie all’attività della Onlus Ecospirituality Foundation e diventa alla portata di tutti


Di forme meditative ne esistono molte e non tutte sono facili da mettere in pratica. Non solo per questioni filosofiche, ma anche e semplicemente fisiche. Restare, per esempio, seduti per molto tempo in posizione meditativa o assumere posture complicate non è da tutti. A volte manca il tempo, a volte la volontà, a volte la fiducia.

Che fare allora?
La “risposta è nel vento” recitava nei primi anni Sessanta il cantautore Bob Dylan e, ancora oggi, in vento ha qualcosa da dire. Ed è qualcosa di essenziale: ritrovare l’armonia perduta, ritrovare se stessi. Kemò-vad, non a caso, significa proprio “danzare nel vento”.

«La Kemò-vad è una tecnica che riassume in sé gli elementi della meditazione dinamica, della ginnastica olistica e della danza sacra dei Popoli naturali», spiega Rosalba Nattero, musicista e istruttrice di Kemò-vad che si adopera, insieme al team di Ecospirituality Foundation, di portare il messaggio degli antichi druidi. E sono proprio loro che, nell’antichità, attraverso «la cultura dell’antico sciamanesimo druidico proponevano l’esperienza della meditazione dinamica come atto individuale per l’attivazione delle energie interiori e per l’interazione con l’ambiente».

Come accennato, non è semplice riuscire a integrare certi concetti nella società attuale che impone ritmi sempre più frenetici e regala poco, pochissimo tempo per se stessi.
La stessa meditazione è «un concetto non facile», sottolineano all’Ecospirituality Foundation. Così come non è semplice «trasportare l’esperienza interiore della meditazione nelle vicende quotidiane di ogni giorno, ed essere sicuri di vivere il senso reale del tutto». Come detto, «i ritmi e le azioni del vissuto di ogni giorno ci costringono molte volte a sottostare a comportamenti e a esigenze che ben poco hanno a che fare con una ricchezza spirituale interiore». La Danza nel vento può offrire la possibilità di entrare in contatto con la dimensione perduta di noi, con la natura che è dentro noi e con la natura che ci circonda, e di cui facciamo parte.
«Naturalmente la Kemò-vad non è una danza vera e propria. Rappresenta una via di mezzo tra l’arte ginnica e un’arte marziale dolce, dove l’avversario non è inteso come un altro uomo ma come la possibilità di interazione con l’esistenza», precisano all’Ecospirituality Foundation.

Per comprendere meglio e conoscere questa affascinante disciplina, Giancarlo Barbadoro - fondatore della Ecospirituality Foundation Onlus, delegato ONU e rappresentante di sei organizzazioni indigene - ha pubblicato un libro dal titolo Danzare nel Vento - Armonia e benessere della Kemò-vad, Edizioni Triskel, con cui è possibile, in modo semplice e pratico, conoscere questa antica disciplina che è parte del patrimonio della tradizione celtica.
“Attraverso la Kemò-vad si può attivare e indirizzare la Korà, l’energia vitale e evolutiva interiore, verso la realizzazione della propria coscienza cosmica. Danzare nel vento per divenire aria nell’aria, per poter realizzare la dimensione alchemica della trasformazione spirituale del proprio essere interiore. Nel vento incontriamo il silenzio con cui si mostra la vera natura dell’esistenza. Un silenzio che ci fa dimenticare le problematiche del momento e ci conduce, come fanciulli, alla soglia del mistero che anima l’universo”, spiega l’autore nel libro.
Altro libro interessante per poter approfondire la cultura e la tradizione celtica è Il Cuore Antico – Keltia Editrice - scritto da Barbadoro insieme a Rosalba Nattero. Qui gli autori hanno raccolto le testimonianze e le esperienze delle antiche famiglie celtiche del Nord e Centro Europa per dare continuità alla tradizione druidica.


(articolo tratto da www3.lastampa.it/benessere/sezioni/medicina-naturale)

lunedì, dicembre 06, 2010

Solo un mano d'angelo




Solo un mano d'angelo
intatta di sè, del suo amore per sè,
potrebbe
offrirmi la concavità del suo palmo
perché vi riversi il mio pianto.
La mano dell'uomo vivente
è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri,
è troppo ricolma di vita e di plasma di vita!
Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi
per il tranquillo pianto del proprio fratello!
E dunque, soltanto una mano di angelo bianco
dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso
potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo
senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.

(Alda Merini)

mercoledì, novembre 24, 2010

I folli commettono sempre follie


"Beh adesso veniamo alla tua malattia. Ogni essere umano è unico, con le proprie qualità, i propri istinti, le proprie forme di piacere, il proprio spirito d'avventura. Ma la società finisce per imporre una maniera collettiva di agire: nessuno si ferma mai a domandarsi perché sia necessario comportarsi in quel modo. Ci si limita all'accettazione. Nel corso della tua esistenza hai mai conosciuto qualcuno che si sia domandato perché le lancette dell'orologio si muovono in una direzione, e non in quella opposta?"

"No"
"Se qualcuno lo domandasse, probabilmente si sentirebbe rispondere 'ma tu sei matto!' Se insistesse nella domanda, dapprima le persone tenterebbero di trovare una ragione, poi cambierebbero argomento, perché nn può esistere alcun motivo oltre a quello che ti ho spiegato. Ora ripeti la tua domanda."
"Sono guarita?"
"No. Tu sei una persona diversa, che vuole essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave."
"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguale. È grave voler essere uguale, perché questo significherebbe andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo, non ha creato una sola foglia identica a un'altra. Ma tu ritieni che l'essere diverso sia una follia, e perciò hai scelto di vivere a Villete. Perché qui, visto che tutti sono diversi, diventi uguale agli altri. Capito?"
Mari fecce un cenno con la testa.



"Non ti devi vergognare di essere amato. Ti chiedo soltanto di permettermi di amarti, di suonare ancora il pianoforte per te ancora una sera, se ne avrò le forze. In cambio, vorrei solo una cosa: se sentirai qualcuno dire che sto morendo corri all'infermeria dimodoché possa realizzare il mio desiderio".
Eduard rimase in silenzio per lungo tempo, e Veronika pensò che fosse sprofondato nel suo mondo, dal quale non sarebbe riemerso tanto presto. A un tratto guardando le montagne al di la dei muri di cinta di Villette, Eduard disse
"Se vuoi uscire ti accompagno. Dammi solo il tempo di prendere i vestiti e i soldi. Usciamo insieme!"
"Non durerà molto lo sai bene."
Eduard non rispose. Rientrò. Qualche momento dopo, tornò con gli abiti.
"Durerà un eternità, Veronika. Più di tutti i giorni e di tutte le notti che ho trascorso qui dentro, tentando di dimenticare le visioni del Paradiso. Le avevo quasi scordate ma sembra che adesso stiano tornando."
"Andiamo. I folli commettono sempre le follie."



(Brani tratti dal libro "Veronika decide di morire" di Paulo Coelho)


(nella foto Sarah Michelle Gellar nel film del 2009 tratto dal libro)

mercoledì, novembre 17, 2010

Gino Strada: 5 per mille: ''Si rimangino questa decisione-truffa, prima di andare a casa''


Il fondatore di Emergency: ''La questione del tetto al 5 per mille è molto grave perchè è un segno della mentalità autoritaria di questi politici e della loro incoerenza''

Uno dei punti della legge finanziaria che andrà presto in Parlamento pone un tetto di 100 milioni per il "5 per mille", la quota delle tasse che i cittadini possono devolvere per la ricerca o per gli aiuti umanitari. Emergency ha inviato in Parlamento una proposta di legge per svincolare il 5 per mille dalle contingenze legate alla Finanziaria, come si chiamava una volta quella che oggi viene chiamata legge di stabilità. Secondo la Ong il percorso della sottoscrizione deve essere del tutto simile a quello previsto per l'8 per mille.



Gino Strada, se l'aspettava questa proposta di taglio del tetto per il 5 per mille o la meraviglia?

Ci si meraviglia di una cosa nuova. Il nostro parlamento brulica di corrotti, condannati con sentenza definitiva, ladri, truffatori, sporcaccioni, voltagabbana, evasori fiscali, mercanti di voti, tutti nemici spietati di ogni idea democratica, volgarmente e crudelmente insensibili ai bisogni e ai problemi dei più poveri. E' allora "normale" che stanzino fondi per le armi o per le scuole private sottraendoli a quelli per la ricerca e per gli aiuti. Ma non è questo il solo aspetto grave della vicenda".

E quale sarebbe?

Intendo dire che non mi aspetto certo una sensibilità sociale e una mentalità aperta e intelligente dai signori della politica. Che tipo di persone sono e come vivono è sotto gli occhi di tutti: ci aspettiamo che quella gentaglia sia interessata alle decine di milioni di bambini che muoiono ogni hanno per la fame e per la povertà? O che siano interessati al milione e settecentomila bambini poveri che ci sono in Italia, un terzo dei quali in condizioni di povertà estrema? Riescono i loro cervelli limitati a capire che tagliare i fondi per gli aiuti umanitari significa in molti casi negare possibilità di sopravvivenza? E che tagliare i fondi alla ricerca significa tra l'altro castrare l' Italia? Credo proprio di no, non ci possono arrivare. E non serve neppure perdere tempo a spiegarglielo, sarebbe come predicare la verginità in un bordello.

Ma la questione del tetto al 5 per mille è molto grave perchè è un segno della mentalità autoritaria di questi politici e della loro incoerenza (per inciso, il 5 per mille fu instituito qualche anno fa proprio da Tremonti). La loro idea di democrazia e di rispetto della libertà dei cittadini è molto semplice: i cittadini sono liberi di scegliere se destinare allo Stato il 100 per cento delle loro tasse o solo il 99 e qualche e dare il loro 5 per mille a cause umanitarie e un altro 8 per mille a varie Chiese. Bene.

Però, se i cittadini esercitano davvero questa libertà riconosciuta, allora non va bene. Si mette un tetto: 100 milioni al 5 per mille. (l'8 pe rmille per le Chiese è ovviamente sacro e quindi intoccabile). Il resto, oltre i 100 milioni (più o meno mezzo miliardo di euro) se lo incamera comunque lo Stato.

Secondo i signori della politica, i cittadini sono liberi di scegliere solo se a scegliere in un certo modo sono in pochi. Una libertà condizionata, insomma, un vero e proprio insulto alla libertà di scelta dei cittadini, all'esercizio dei diritti.

Tradotto in termini più politici, é come dire che i cittadini possono votare contro chi ha il potere a condizione che a votare contro sia una minoranza. Loro la pensano proprio così.

E allora?

E allora spero che si rimangino questa decisione-truffa, sarebbe un bel gesto prima di andarsene tutti a casa.


di Luca Galassi

(articolo tratto da it.peacereporter.net)

mercoledì, novembre 10, 2010

Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.


(Pier Paolo Pasolini, da "La religione del mio tempo", 1961)

martedì, ottobre 26, 2010

Verrà la morte a avrà i tuoi occhi



Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Cosí li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti.


(Cesare Pavese, 22 marzo '50)

Tex



Sulla strada ci sono solo io
Circondato dal deserto attorno a me
Il silenzio taglia tutta la citta`
Grande spirito mi chiama dal falo`

Oh, ma cosa dici?
La vostra liberta`
Oh, che cazzo dici
Noi ce l' avevamo gia`

Giorno e notte, notte e giorno senza via
La mia gente e` come un' aquila senz' ali
Tu cavalca, cavalca mio cow-boy
Che la terra tanto ce la rubi a noi

Ah, che cazzo dici
La vostra liberta`
Oh, ma cosa dici?
Noi ce l' avevamo gia`
Non voglio piu` amici, voglio solo nemici
Non voglio piu` amici, voglio solo nemici
Basta le vostre bugie

Tu cavalca, cavalca mio cow-boy
Che la terra tanto ce la fotti a noi

Ah, che cazzo dici
La vostra liberta`
Oh, ma cosa dici?
Noi ce l' avevamo gia`
Non voglio piu` amici, voglio solo nemici
Non voglio piu` amici, voglio solo nemici
Basta le vostre bugie
Tu cavalca, tu cavalca
Yeah...

(Testo della canzone Tex, dall'album Litfiba3 del 1988, Litfiba)

lunedì, ottobre 25, 2010

Ho avuto desideri, ma mi è stata negata la ragione di averli

Ho avuto desideri, ma mi è stata negata la ragione di averli. Per ogni cosa ho esitazione, spesso senza sapere perché.. Non ho mai avuto l'arte di vivere in maniera attiva. Ho sempre sbagliato i gesti che nessuno sbaglia. Ho sempre fatto il possibile per tentare di fare quello che tutti sanno fare. Voglio sempre ottenere ciò che gli altri riescono a ottenere senza volerlo.
Fra me e la vita ci sono sempre stati dei vetri opachi... Non ho mai saputo se era eccessiva la mia sensibilità per la mia intelligenza o la mia intelligenza per la mia sensibilità.
Ho tardato sempre. Non so per quale delle due ho tardato: forse per entrambe, o per l'una o per l' altra. O forse la terza ha tardato.

...

Ma l'esclusione che mi sono imposto dagli scopi e dai movimenti della vita; la rottura che ho cercato del mio contatto con le cose mi hanno portato precisamente verso ciò che cercavo di evitare. Io non volevo sentire la vita nè toccare le cose, sapendo con l' esperienza del mio temperamento al contagio del mondo che la sensazione della vita era sempre dolorosa per me. Ma evitando quel contatto mi sono isolato, e nell'isolarmi ho esacerbato la mia sensibilità già eccessiva. Se fosse possibile interrompere completamente il contatto con le cose, ciò gioverebbe alla mia sensibilità. Ma quell'isolamento totale non può avvenire. Per quanto faccia poco, respiro, per quanto poco agisca, mi muovo. E cosí, riuscendo a esacerbare la mia sensibilità attraverso l'isolamento, sono riuscito a fare in modo che i più piccoli fatti, che prima non avrebbero avuto importanza per me, mi ferissero come catastrofi. Ho sbagliato il metodo di fuga. Sono fuggito, attraverso uno scomodo stratagemma, verso lo stesso luogo dov' ero, con la fatica del viaggio che si è aggiunta al disgusto di vivere in quel luogo.
Non ho mai considerato il suicidio come una soluzione perchè io odio la vita per l'amore che sento per essa. Mi ci è voluto del tempo a capire il penoso equivoco in cui vivo con me stesso. Una volta convinto mi sono addolorato, cosa che mi succede ogni volta che mi convinco di qualcosa, perchè la convinzione per me è sempre la perdita di un'illusione. Analizzando la volontà, l'ho uccisa. Chi mai mi restituirà l'infanzia precedente alla mia analisi, anche se precedente alla volontà!
Nei miei parchi, morto sonno, c'è la sonnolenza delle vasche sotto il sole alto quando i rumori degli insetti si infoltiscono, e mi pesa vivere, non come una pena, ma come un dolore fisico da estinguersi.
Palazzi lontanissimi, parchi assorti, la strozzatura dei viali in lontananza, la grazia morta delle panchine di pietra per coloro che sono stati: pompe morte, grazia sfatta, orpello perduto. Mia ansia che dimentico, potessi almeno recuperare la pena con cui ti ho sognato.

(Fernando Pessoa, Il Libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares)


sabato, ottobre 16, 2010

La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra



"La donna é sacra. Noi rispettiamo le madri, le sorelle, le mogli, le figlie, le nipoti.
Sono le donne che ci danno la vita, che ci nutrono e che ci insegnano a camminare e a parlare.
Gli uomini sono i loro occhi, le loro orecchie, la loro bocca".

Birgil Kills Straight


"La terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra".

Attle - Duwamish


"Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose.
Quando guardo indietro, adesso, da questo alto monte della mia vecchiaia, ancora vedo
le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparsi lungo quel burrone a zig-zag,
chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro morì
un'altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta.
Lassù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno... il cerchio della nazione è rotto
e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l'albero sacro è morto".

Alce Nero


"Quando al mattino ti svegli, ringrazia il tuo Dio per la luce dell'aurora, per la vita
che ti ha dato e per la forza che ritrovi nel tuo corpo. Ringrazia il tuo Dio anche per
il cibo che ti dà e per la gioia della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera
di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore".

Tecumseh -Shawnee


"La mia mano non è del colore della tua, ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore.
Il sangue è dello stesso colore del tuo, Dio mi ha fatto e sono un uomo".

Orso in Piedi


"Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini".

Guerriero Apache anonimo


"Gli anziani meritano il massimo rispetto, perché ci hanno tramandato le tradizioni,
la cultura e la lingua. Essi ancora oggi, con la loro saggezza, ci aiutano a rendere
migliore la nostra vita".

Sinta Glesha


"Senza la Madre Terra non saremmo qui, eppure la stiamo uccidendo, stiamo
distruggendo l'aria, l'acqua, stiamo prendendole tutti i suoi poteri naturali,
poteri che possono essere un elemento devastante per la nostra vita, non solo
quella dei Lakota, ma quella di tutti gli esseri umani".

Birgil Kills Straight - Lakota


"Ci sono quattro strade che possono portarti dove vuoi andare. La prima ti conduce dove
ti manda il tuo primo pensiero. Non è la strada giusta. Rifletti un poco.
Affronti allora la seconda. Rifletti nuovamente ma non scegli ancora.
Finalmente, alla quarta riflessione tu sarai sulla strada giusta.
Così non rischierai più nulla. Qualche volta, lascia passare una giornata prima di risolvere il tuo problema".

Diablo, Apache della Montagna Bianca

giovedì, ottobre 07, 2010

I druidi? Una religione come le altre



3 ottobre 2010

LONDRA- Panoramix sarebbe orgoglioso. Il druidismo è stato riconosciuto per la prima volta come religione ufficiale in Gran Bretagna, migliaia di anni dopo l'arrivo dei culti pagani celtici nell'Europa settentrionale. Gli eredi dei sacerdoti druidi di un tempo, che continuano a venerare il sole, la terra, i tuoni e gli spiriti delle montagne e dei fiumi, quest'anno potranno festeggiare il solstizio d'estate a Stonehenge con un meritato senso di rivincita.
Dopo quattro anni di studi e indagini sui druidi, la Charity Commission, l'ente pubblico che vigila sulle pratiche religiose, ha deciso di concedere loro lo status di religione alla pari del cristianesimo, la cui ascesa molti anni fa li aveva condannati all'irrilevanza. Nel suo verdetto la Commissione riconosce che il druidismo è «un'antica religione pagana coerente e positiva» che venera la natura e soprattutto il sole e la terra e che «promuove la fede religiosa svolgendo un benefico ruolo sociale».
The Druid Network, l'organizzazione che aveva presentato la domanda per il riconoscimento formale, ha espresso soddisfazione per aver vinto «una lunga e dura battaglia». Il Network ha solo 350 membri a pieno titolo, ma i seguaci del movimento sono oltre diecimila. Il loro numero è cresciuto negli ultimi anni perché alcuni temi centrali del credo druido, come la venerazione della natura, sono in linea con l'ecologismo e il sempre più diffuso desiderio di tornare a una vita in sintonia con i ritmi della terra.
Il sacerdote più in alto in grado, un ex soldato che ha assunto il nome di King Arthur Pendragon, ha sottolineato ieri che «si tratta della religione indigena di queste isole: non è un nuovo culto ma una delle religioni più antiche in assoluto». Il druidismo è la prima pratica spirituale di cui si abbia memoria in Gran Bretagna. «Si crede che la disciplina druidica abbia avuto origine nella Britannia e che di là sia stata importata nella Gallia. Pertanto anche oggi coloro che desiderano conoscerla più a fondo spesso vanno in quel paese per impararla meglio» scrisse Giulio Cesare in De bello gallico.
Fu invece Plinio a descrivere i druidi come sacerdoti con lunghe tuniche bianche che portavano alla vita un falcetto d'oro per raccogliere il vischio. Un'immagine ricalcata alla perfezione da Goscinny e Uderzo quando hanno creato il personaggio del sapiente sacerdote amico di Asterix. Ora che hanno ottenuto l'ambito riconoscimento ufficiale, ai discendenti britannici dei druidi non resta che scoprire il segreto della pozione magica di Panoramix.


di Nicol Degli Innocenti

(articolo tratto da www.ilsole24ore.com)

mercoledì, settembre 29, 2010

Partigia



Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?

Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l'assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.

Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell'Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c'è congedo.

Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.

Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell'alba non ci sorprenda il nemico.

Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non è mai finita.


(da "AD ORA INCERTA", Primo Levi)

venerdì, settembre 24, 2010

La follia è l'incapacità di comunicare le tue idee



Odiò tutto ciò che le fu possibile in quel momento. Odiò se stessa, il mondo, la sedia che le stava davanti, il termosifone rotto in uno dei corridoi, le persone perfette, i criminali. Era ricoverata in una clinica per malattie mentali e poteva provare sentimenti che gli esseri umani nascondono anche a se stessi: perché tutti siamo educati soltanto per amare, per accettare, per tentare di scovare una via d'uscita, per evitare il conflitto. Veronika odiava tutto, ma principalmente il modo in cui aveva vissuto: senza mai scoprire le centinaia di altre Veronike che dimoravano dentro di lei e che erano interessanti, folli, curiose, coraggiose, audaci.
...

Aveva trascorso la vita sempre attendendo qualcosa: il ritorno del padre dal lavoro, la lettera del suo ragazzo che non arrivava, gli esami di fine anno, il treno, l'autobus, una telefonata, il giorno d'inizio e quello della fine delle vacanze. Adesso doveva aspettare la morte, la cui data era segnata.
...

Normalmente le persone muoiono proprio nel giorno in cui pensano che non moriranno.
...

Veronika aveva aperto le porte del proprio inferno personale. Odiava l'amore che le era stato dato, perché non chiedeva nulla in cambio: e questo era assurdo, irreale, andava contro ogni legge di natura.
...

Aveva sprecato la parte migliore delle sue energie, tentando di essere all'altezza dell'immagine di sé che si era creata nella mente.
...

La follia è l'incapacità di comunicare le tue idee. È come se fossi in un paese straniero: vedi tutto, comprendi tutto quello che succede intorno a te, ma sei incapace di spiegarti e di essere aiutata, perché non capisci la lingua.


(Brani tratti dal libro "Veronika decide di morire" di Paulo Coelho)

(nella foto Sarah Michelle Gellar nel film del 2009 tratto dal libro)

giovedì, settembre 16, 2010

Il mondo che vogliamo



Crediamo nella eguaglianza di tutti gli esseri umani a prescindere dalle opinioni, dal sesso, dalla razza, dalla appartenenza etnica, politica, religiosa, dalla loro condizione sociale ed economica.
Ripudiamo la violenza, il terrorismo e la guerra come strumenti per
risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati. Vogliamo un mondo basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto reciproco, sul dialogo, su un'equa distribuzione delle risorse.
Vogliamo un mondo in cui i governi garantiscano l'eguaglianza di base di tutti i membri della società, il diritto a cure mediche di elevata qualità e gratuite, il diritto a una istruzione pubblica che sviluppi la persona umana e ne arricchisca le conoscenze, il diritto a una libera informazione.
Nel nostro Paese assistiamo invece, da molti anni, alla progressiva e sistematica demolizione di ogni principio di convivenza civile. Una gravissima deriva di barbarie è davanti ai nostri occhi.
In nome delle "alleanze internazionali", la classe politica italiana ha scelto la guerra e l'aggressione di altri Paesi.
In nome della "libertà", la classe politica italiana ha scelto la guerra contro i propri cittadini costruendo un sistema di privilegi, basato sull'esclusione e sulla discriminazione, un sistema di arrogante prevaricazione, di ordinaria corruzione.
In nome della "sicurezza", la classe politica italiana ha scelto la guerra contro chi è venuto in Italia per sopravvivere, incitando all'odio e al razzismo.
È questa una democrazia? Solo perché include tecniche elettorali di rappresentatività? Basta che in un Paese si voti perché lo si possa definire "democratico"?
Noi consideriamo democratico un sistema politico che lavori per il bene comune privilegiando nel proprio agire i bisogni dei meno abbienti e dei gruppi sociali più deboli, per migliorarne le condizioni di vita, perché si possa essere una società di cittadini.
È questo il mondo che vogliamo. Per noi, per tutti noi. Un mondo di eguaglianza.

EMERGENCY

mercoledì, settembre 15, 2010

Bambino



Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia

legalo con l'intelligenza del cuore.

Vedrai sorgere giardini incantati

e tua madre diventerà una pianta

che ti coprirà con le sue foglie.

Fa delle tue mani due bianche colombe

che portino la pace ovunque

e l'ordine delle cose.

Ma prima di imparare a scrivere

guardati nell'acqua del sentimento.


(Alda Merini)

martedì, settembre 07, 2010

Firmino



Alcuni estratti dal romanzo "Firmino" di Sam Savage.

"Durante i nostri giri d'orientamento lassù, Mamma si era lamentata a lungo con me e Luweena della nostra mancanza di gratitudine per tutto quello che lei stava facendo per noi, mostrandoci i migliori posti dove sgraffignare e scroccare. Il che era ridicolo. Dal mio punto di vista, ci aveva mostrato soprattutto un bel po' di trappole mortali - non molto di cui esserle grati. L'unica eccezione era il Rialto Theater. E per questo, ancora oggi, la mia gratitudine non ha limiti. Senza Rialto, niente desiderio. Senza desiderio, niente Bellezze, senza Bellezze... Cosa? Senza Bellezze, un roditore immalinconito dalla solitudine, al capolinea delle illusioni, che rimugina sulla natura della propria disperazione."

"C'è un passaggio nel Fantasma dell'Opera in cui il fantasma, un grande genio che vive nascosto lontano da tutti per via della sua spaventosa bruttezza, dice che quel che più desidererebbe al mondo è semplicemente passeggiare di sera sui boulevard sottobraccio a una bella donna, come un qualsiasi altro borghese. Anche se Gaston Leroux non era Un Grande, questo è, a mio avviso, uno dei passaggi più commoventi della letteratura."

lunedì, agosto 30, 2010

Altrove



Andiamo via, creatura mia,
Via verso l'Altrove.
Li ci sono giorni sempre miti
E campi sempre belli.
La luna che splende su chi
Là vaga contento e libero
Ha intessuto la sua luce con le tenebre
Dell'immortalità.
Li s'incominciano a vedere le cose,
Le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
La le canzoni reali-sognate sono cantate
Da labbra che si possono contemplare.
Il tempo lì è un momento di allegria,
La vita una sete soddisfatta,
L'amore come quello di un bacio
Quando quel bacio è il primo.
Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
Ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
Non di rematori, ma di sfrenate fantasie.

Oh, andiamo a cercar l'Altrove.



(Fernando Pessoa: Il violinista pazzo, 1917)

martedì, agosto 17, 2010

Scoperta una nuova Stonehenge, Un gigante di legno di 5000 anni

Sulla piana di Salisbury una struttura neolitica simile alla famosissima struttura in pietra

di Deborah Ameri

LONDRA (23 luglio) - Non è servito spostare neppure una zolla di terra. Gli archeologi moderni non assomigliano a Indiana Jones ed è bastato loro solamente un grosso radar, simile a un taglia-erba, per arrivare a una delle scoperte più eccitanti degli ultimi 50 anni: una nuova Stonehenge. A soli 900 metri dal sito di pietre neolitiche più famoso e misterioso al mondo, steso sulla piana di Salisbury, in Gran Bretagna, ricercatori delle università di Birmingham e dell’istituto Ludwig Boltzmann, in Austria, hanno individuato sotto terra un altro monumento cerimoniale, del tutto simile a quello di pietra, ma in legno.


Gli speciali macchinari della spedizione, dotati di radar in grado di penetrare gli strati di terreno, hanno delineato una fossa circolare con due aperture, le entrate, a nord-est e a sud ovest. All’interno, a una distanza regolare, si notano buche rotonde, di circa un metro di diametro, dove erano piantati enormi pali di legno. La struttura appartiene all’era neolitica come la Stonehenge originale ed è stata costruita circa 5.000 anni fa. «Si tratta di una scoperta eccezionale, che cambierà completamente la percezione del paesaggio che circonda Stonehenge - ha commentato entusiasta al Guardian il professor Vince Gaffney, dell’università di Birmingham, che ha guidato l’esplorazione - Questo è uno dei monumenti più studiati della terra, eppure c’è ancora parecchio da scoprire. Basti pensare che il 90% del terreno circostante non è mai stato scandagliato».


Il mistero delle pietre preistoriche ha affascinato gli archeologi per secoli. Secondo la teoria più accreditata il sito era usato come luogo funebre, per celebrare le esequie e sotterrare i morti. La fossa di legno, invece, sarebbe stata ad esclusivo appannaggio dei vivi. Anni fa nella zona sono stati scoperti altri circoli ornati con legno, il più famoso è Durrington Walls, a 13 chilometri dalle celebri pietre. Mike Parker Pearson, l’archeologo che da sempre se ne occupa, spiega che le strutture di legno erano in genere adibite a banchetti e festeggiamenti. Qualcuno degli studiosi, come la curatrice dell’English Heritage Amanda Chadburn, azzarda che proprio qui, nella fossa appena ritrovata, potrebbero essere stati celebrati i riti dei solstizi d’estate e d’inverno, che ancora oggi richiamano a Stonehenge centinaia di druidi moderni e curiosi.


Ma nonostante le tante scoperte eseguite recentemente (tra le quali la cava del Galles da cui provengono le pietre) Stonehenge rimane un muro impenetrabile di segreti ed enigmi irrisolti. Ancora non si sa, per esempio, chi costruì il cerchio magico. La tradizione che associa il luogo ai druidi, gli antichi sacerdoti celtici, è ormai stata demolita da parecchi studiosi. E anche sulla vera natura del sito gli esperti non concordano. Se la maggioranza sostiene che si tratti di una necropoli, altri vi riconoscono un luogo sacro al culto del sole e altri ancora, a causa della precisione matematica con la quale i megaliti sono stati disposti, un antico osservatorio astronomico.


(tratto da www.ilmessaggero.it)


martedì, agosto 10, 2010

Sapete che gli alberi parlano?



"Che cos'è la vita? Lo sfavillare di una lucciola nella notte. Il respiro sbuffante di un bisonte nell'inverno. La breve ombra che scorre sopra l'erba e si perde dentro il sole".
Piede di Corvo

"Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili, ma al contrario vedete di procurare loro ogni gioia che potete".
Proverbio Sioux

"La primavera è tornata, il sole ha abbracciato la terra. Presto vedremo i figli del loro amore. Ogni seme, ogni animale si è svegliato. Anche noi siamo stati generati da questa grande forza. Per questo crediamo che anche gli altri uomini e i nostri fratelli animali abbiano il nostro stesso diritto a vivere su questa terra".
Toro Seduto

"Sapete che gli alberi parlano? Essi lo fanno! Parlano tra di loro e loro vi parleranno se solo voi li ascoltate. Il guaio dei bianchi è che loro non ascoltano! E così non hanno mai ascoltato gli indiani come non ascoltano le altre voci della natura. Ma vi assicuro, gli alberi mi hanno insegnato molto: sul tempo, sugli animali", sul Grande Spirito".
Tatanga Mani Assiniboine

"Non lasciamo che i nostri ideali ci rendano soddisfatti di noi stessi. Ognuno di noi, in scala più o meno grande contribuisce allo sfruttamento e alla distruzione della terra, allo spreco e all'inquinamento. Abbiamo semplicemente la possibilità di camminare più vicino alla Buona Strada. Non di colpo, ma tappa per tappa in questa direzione, finché non riusciamo a tornare su questo sentiero. Per coloro che sanno ascoltare, le voci parlano ancora".
Saupaquant Wampanoag

"Ovunque tra il nostro popolo si pensa che il Creatore e tutta la Creazione sono un vasto e santo mistero: ma questo mistero può parlare ai nostri cuori se noi siamo preparati e se ascoltiamo".
Saupaquant Wampanoag

"Attendetevi che i fiumi scorrano all'incontrario allo stesso modo che ogni uomo nato libero sia contento d' essere rinchiuso entro limiti precisi senza la libertà di andare dove vuole".
Capo Giuseppe

"L'uomo talvolta crede di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare, bensì è quella di sorvegliare, di essere un amministratore. L'uomo non ha ne potere, ne privilegi. Ha solamente responsabilità".
Orens Lyons, Onondaga

martedì, agosto 03, 2010

Emergency riapre l'ospedale di Lashkar-gah



Cari amici,

siamo molto felici di annunciarvi che giovedì 29 luglio abbiamo riaperto il Centro chirurgico di Lashkar-Gah.
Un giornalista ci ha chiesto "Perché?". Ma la risposta la sapete già: perché è il nostro lavoro, perché quell'ospedale serve, perché è l'unica struttura gratuita nella regione, perché quell'area è teatro di una guerra sempre più violenta, perché i 70 letti delle corsie - da quando è stato aperto e fino al giorno della sua forzata chiusura il 10 aprile scorso - sono sempre stati pieni. Perché la popolazione ne ha bisogno: e noi non abbiamo bisogno di altri perché.

Ancora grazie per il vostro sostegno.
A presto,

Cecilia Strada
Presidente di Emergency

lunedì, agosto 02, 2010

Rivolta in Amazzonia: gli indios sequestrano cento operai



Occupata la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso

Gli indigeni chiedono un indennizzo per i danni e l’impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi

SAN PAOLO - Si sono dipinti con i colori di guerra e l'hanno iniziata. Nell'Amazzonia brasiliana è scoppiata l'ennesima rivolta di indios che vogliono difendere il loro territorio. Centinaia di indigeni hanno occupato, armati di archi e mazze, la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso, e hanno preso in ostaggio oltre cento operai.

INDENNIZZO PER LA DEVIAZIONE DEI FIUMI - Gli indigeni, che appartengono a sei etnie locali, chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi della regione per costruire la centrale di Dardanelos. Una delle principali recriminazioni degli indios è che il bacino formato dalla diga sommergerà un grande cimitero tradizionale. Secondo le testimonianze raccolte dalla tv brasiliana, circa 250 indios armati e dipinti con i colori di guerra sarebbero penetrati nel cantiere di Dardanelos, minacciando i dipendenti. Cinque dirigenti sono stati rilasciati, ma gli operai del cantiere sono stati tenuti in ostaggio in attesa che inizino le trattative con l'impresa responsabile per la costruzione, iniziata tre anni fa. Il Funai, l'ente statale incaricato della protezione degli indios, farà da intermediario tra i contendenti.

26 luglio 2010(ultima modifica: 27 luglio 2010)


(da www.corriere.it/esteri)

giovedì, luglio 22, 2010

Maxi risarcimento ai nativi d'America


Un indiano Hopi dell'Arizona in abiti tradizionali


L'uomo bianco paga il debito (3,4 miliardi) coi pellerossa per i terreni espropriati 130 anni fa


Dopo centotrenta anni è resa giustizia agli Indiani d’America. Il Congresso degli Stati Uniti sta per approvare un provvedimento che prevede il maxirisarcimento di 3,4 miliardi di dollari per la confisca illegale di terreni avvenuta nel 1880. In quell’anno, il governo americano, sotto la presidenza di Rutherford B. Hayes, decide di iniziare una sistematica opera di smembramento delle terre, oltre 40 milioni di ettari in tutto il Paese, dove per secoli avevano vissuto le tribù della Grande Nazione.

Gli appezzamenti vennero divisi in lotti dai 30 ai 60 ettari di cui i «Nativi americani» rimasero solo proprietari nominali visto che lo Stato si riservava ogni diritto di gestione e di sfruttamento delle risorse minerarie, energetiche e naturali, ma anche delle attività imprenditoriali, dando in cambio un compenso, talvolta misero. In sostanza il governo degli Stati Uniti, non ritenendo gli indiani in grado di saper gestire le risorse dei propri territori, si è arrogato ogni diritto sulle loro terre, sottoscrivendo dei contratti di «sfruttamento» dei pozzi petroliferi in Oklahoma, ad esempio, delle attività immobiliari a Palm Springs e della costruzione di strade a Scottsdale in Arizona. Oltre 400 milioni di dollari (iniziali) all’anno vengono da allora ricavati dallo sfruttamento di quelle terre e finiscono nelle casse del Tesoro, nel conto «14X6039».

Ma mentre i forzieri del governo si riempiono sempre di più, le tasche degli indiani si svuotano. Negli ultimi cento anni infatti dagli archivi federali scompaiono i dati relativi ad almeno sedici milioni di ettari di terreno, in sostanza il governo non è più in grado di risalire ai proprietari e decide di sospendere il pagamento delle rendite. Dal 1915 a oggi vengono inoltre riscontrati una serie di illeciti nella gestione del dipartimento del Tesoro, degli Interni per gli affari degli Indiani, e del Minerals Management Service, la stessa agenzia finita nel mirino delle inchieste sul capo Bp.
Nel 1994 scatta una maxicausa legale, anche se i ministri degli Interni di Bill Clinton e di George W. Bush non vanno fino in fondo. Tanto che il giudice distrettuale Royce Lamberth che ha seguito il procedimento per oltre un decennio parla di «irresponsabilità del governo nella sua peggiore forma». Secondo le stime più recenti l’ammontare complessivo di fondi che non sono mai stati pagati agli indiani sarebbe di circa 150 miliardi di dollari, la stessa somma indicata nella causa giudiziaria oggi vicina alla conclusione.

A guidare la crociata dei «Nativi» è stata Elouise Cobell, membro della tribù dei Piedi Neri del Montana, la banchiera dalla pelle rossa fondatrice nel 1987 della prima banca nazionale che fa capo a una riserva indiana. Con un piccolo team legale guidato da uno specialista della finanza, Dennis Gingold, Elouise consente l’avvio di oltre 3600 cause giudiziarie; neppure la causa antitrust di Microsoft è stata così complessa per il governo Usa. Ma il suo percorso non è facile, il giudice Lamberth viene rimosso dal suo incarico per aver usato un linguaggio troppo duro nei confronti delle istituzioni, e il successore, James Robertson, stabilisce alcuni anni fa un risarcimento di appena 476 milioni di dollari, ben poco rispetto ai 48 miliardi richiesti dalle parti in causa. Il problema entra anche nella campagna presidenziale del 2008: l’allora candidato democratico Barack Obama, e il rivale repubblicano John McCain, promettono una rapida risoluzione.

Con la nuova amministrazione, i ministri della Giustizia, Eric Holder, e degli Interni, Ken Salazar, si muovono in questo senso e a dicembre si giunge all’accordo sui 3,4 miliardi di dollari: 1,4 miliardi saranno distribuiti agli indiani con assegni da 500 a 1500 dollari, due miliardi serviranno per l’acquisto delle terre dagli indiani stessi ai quali nel frattempo saranno restituite. Nessuno è però costretto a vendere. Ma proprio quando la Camera vota il provvedimento, il giudice Robertson annuncia le dimissioni. Sarà il successore Thomas Hogan a sovrintendere, in caso di approvazione del Senato, la maxiudienza finale, quella che dovrebbe sancire il varo della manovra di risarcimento rendendo giustizia dopo 130 anni agli Indiani d’America.

FRANCESCO SEMPRINI

(da LA STAMPA.it del 09.06.2010)

martedì, luglio 13, 2010

La bambina di Pompei



Poiché l'angoscia di ciascuno è la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l'aria volta in veleno
È filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta è stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull'altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

20 novembre 1978

(Primo Levi)


N.B. L'immagine è opera di Kikue Komatsu, una sopravissuta di Hiroshima. Il disegno fu eseguito nel 1975, a 30 anni dal mattino del 7 agosto 1945. Kikue ritrae quanto vide a circa 550 metri dall'epicentro dell'esplosione. Nella scritta che commenta il disegno Kikue scrive: "Mentre cercavo mia figlia, incontrai una montagna di cadaveri in una via della carneficina. La gente evidentemente era corsa per gettare la faccia nell'acqua di una cisterna, dove morirono con le braccia intorno l'uno all'altro, aggrappati al bordo della vasca. Come devono aver gridato per l'acqua! Per loro mi fa male il cuore. Unisco le mani in preghiera".

martedì, luglio 06, 2010

Le mie impronte digitali...



Le mie impronte digitali
prese in manicomio
hanno perseguitato le mie mani
come un rantolo che salisse la vena della vita,
quelle impronte digitali dannate
sono state registrate nel cielo
e vibrano insieme
ahimè
alle stelle dell'Orsa maggiore.

(Alda Merini)

lunedì, giugno 28, 2010

Dove saranno i vivi?



Mi sveglio dal mio io e, girando lo sguardo su tutto, ora pieno di vita e di umanità assuefatta, vedo che la nebbia, sgombrando completamente il cielo, eccetto quando indugia nell'azzurro di ancora non completamente azzurro, mi è entrata veramente nell'anima, e allo stesso tempo è entrata nell'interno di tutte le cose, che è la zona attraverso cui esse comunicano con la mia anima. Ho perso la visione di ciò che vedevo. Sono diventato cieco vedendo. Sento già con la banalità della conoscenza. Questa ormai non è più la Realtà: è semplicemente la Vita. Sì, la vita a cui anch'io appartengo e che appartiene a me; non più la Realtà, che appartiene solo a Dio, o a se stessa, che non contiene né mistero né verità (dato che è reale o finge di esserlo), da qualche parte esiste fissa, libera di essere temporale o eterna, immagine assoluta, idea di un'anima esterna.
Avanzo lentamente, morto, e ormai la mia visione non è mia: è solo quella dell'animale umano che ha ereditato senza volere la cultura greca, l'ordine romano, la morale cristiana e tutte le altre illusioni che formano la civiltà all'interno della quale io percepisco.
Dove saranno i vivi?

(dal Libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares, Fernando Pessoa)

lunedì, giugno 21, 2010

Il Grande Spirito parla al nostro cuore



IL VECCHIO - Sandoval, Hastin Tlo'tsi hee, Navajo
da: "Il Grande Spirito parla al nostro cuore" Ed. Red

Voi mi guardate e voi non vedete in me che un brutto vecchio, ma interiormente, io sono colmo di una grande bellezza.
Sono seduto in cima a una montagna e guardo al futuro.
Vedo il mio popolo e il vostro popolo che vivono insieme.
In avvenire il mio popolo dimenticherà il modo di vivere dei suoi antenati, a meno che non l'apprenda dai libri dell'uomo bianco.
Quindi voi dovete scrivere ciò che vi dico e farne un libro affinché le generazioni a venire possano conoscere questa verità.

ALL'ALBA, SEDUTA NELLA CASA PATERNA

Siedo tranquilla, nell'alba;
una piccola casa alle
dighe del Missouri.
Un coyote muove furtivo
verso il bosco, come me
insonne, colpevole e
guardingo. Gli uccelli
commentano il suo
passaggio.
Giovani cavalieri Indiani
sono qui per prendere il
ronzino di mio padre, da
usare come cavallo da
soma al locale rodeo.
Sto bene. Il sole si leva.

LA VOCE INDIANA

Io sono la Voce Indiana.
Voglio che mi sentano in tutti i nostri territori.
Da duecento anni sono prigioniero di guerra
nella mia terra.

Sono prigioniero dell’odio e dell’avidità,
della menzogna e del pregiudizio,
dell’indifferenza e dell’ignoranza,
dell’ingiustizia
degli uomini che schiacciarono
con la forza del loro numero me e il mio Popolo,
da quando scesero sulle mie spiagge
e invasero la mia terra nativa.

Imposero a me
la loro società, la loro religione, le loro leggi,
ed è per questo che la mia gente
ora è ridotta a meno di quanto era,
quando con false promesse vennero
per la prima volta sulle nostre spiagge.

Io sono la Voce Indiana collettiva
e grido forte dalle milioni di tombe
di spiriti senza pace
e milioni sono le grida che si alzano
e chiedono:
Dov’è il mio futuro?
A chi appartiene?
Appartiene al mio Popolo?
Ci sarà felicità sulla terra
Che per diritto è mia?

LUNA NUOVA

La luna nuova,una canoa,una piccola canoa d'argento,
naviga e naviga fra gli indiani dell'ovest.

Un cerchio di volpi argentate, una nebbia di volpi
argentate, stanno e stanno intorno alla luna indiana.

Una stella gialla per un corridore, e liti di stelle
azzurre per molti corridori,mantengono una linea di sentinelle.

O volpi, luna nuova,corridori,voi siete la sella
della memoria, bianco fuoco che scrive
questa notte i sogni dell'Uomo Rosso.

Chi siede, con le gambe incrociate e le braccia piegate,
guardando la luna e i volti delle stelle dell'ovest?

Chi sono i fantasmi della valle del Mississippi,
con le fronti di rame, che cavalcano robusti pony nella notte?
Senza briglie le braccia sui colli dei pony,
cavalcando nella notte, un lungo, antico sentiero?

Perchè essi ritornano sempre quando,
quando le volpi argentate siedono intorno alla luna nuova,
un bimbo d'argento, nell'occidente indiano?

lunedì, giugno 14, 2010

Spazio spazio, io voglio, tanto spazio



Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

(Alda Merini, da "Vuoto d'amore")

martedì, giugno 08, 2010

Principi del Druidismo



1. Onorare gli antenati:
ricordarsi dove siamo arrivati, delle nostre radici famigliari. Trarre forza dal passato dei nostri avi, dagli insegnamenti del passato. Celebrare con gli spiriti dei nostri Avi.

2. Rispettare la parola data:
Mantenere fede a quello che viene detto, non dire di fare qualcosa che poi non puoi mantenere. Dare valore a ciò che si dice e alle promesse che si fanno. Impegnarsi nel mantenere le proprie promesse.

3. Coerenza delle proprie idee:
Diretto rapporto tra pensiero e azione e coerenza fra le due cose. Credere nelle proprie convinzioni.

4. Amore per la natura:
Rispetto per la natura in tutte le sue forme: animali e vegetali.

5. Credere negli spiriti:
Conoscere la dimensione non ordinaria e i suoi abitanti. Lavorare con gli spiriti, con le forze sottili, con le energie spirituali. Avere chiarezza prima di fare qualsiasi lavoro con loro e conoscerli prima di utilizzare il loro potere.

6. Rispetto per gli anziani che insegnano:
Rispetto non significa sudditanza, ma dare il giusto valore a chi dona agli altri la propria conoscenza, specialmente a chi da tempo ha intrapreso il sentiero della conoscenza druidica.

7. Consapevolezza:
Accettare la tradizione. Sapere cosa si fa, i simboli, i costumi.

8. Amore per la storia:
Guardare al passato per costruire il futuro.

9. Conoscenza e rispetto dei principi naturali:
Armonizzarsi con le stagioni, le fasi lunari, solari, tutta la ruota dell’anno.

10. Celebrare l’armonia:
Non professare il caos o rendere disarmonico un rapporto tra cose e persone.

11. Rispetto per se stessi e amore per il proprio corpo:
No all’autolesionismo, noi siamo quello che mangiamo e beviamo, cura del corpo. Volersi bene e avere stima di sè stessi. Evitare dipendenze sia mentali che corporali che possono danneggiarci. Evitare l’eccesso sia eccedente che anteposto.

12. Ecologia dell’ambiente:
Mettere in pratica in base alle proprie possibilità, più regole ecologiche possibili e lavorare attivamente per lo sviluppo della scienza ecologica e per la salvaguardia dell’ambiente. Lavorare per la rieducazione ambientale.

13. Amore per la giustizia:
Combattere la menzogna e la falsità. Rispetto per le regole.

14. Amore per le storie e la mitologia:
Studio e analisi delle leggende per la codifica delle tradizioni celtiche e druidiche. Sottolineando l’aspetto territoriale locale.

15. Amore per la bellezza:
Amore per l’arte, l’armonia, la bellezza interiore ed esteriore, il macro e il microcosmo, le arti figurative.

16. Amore per la vita:
I druidi celebrano la vita e non la morte e cercano di proteggerla, ma soprattutto celebrano il cerchio della vita seguendo il ciclo: mattino, giorno, tramonto.

17. Rispetto reciproco e delle diversità:
I druidi non fanno distinzione di razza e sessualità ed è concessa la libertà di pensiero e di parola.

18. Riti di passaggio:
Sacralizzare e celebrare i solstizi e le quattro feste del fuoco, ma anche i riti di passaggio della vita dell’uomo: nascita, unione, morte.

19. Riconoscere il valore:
Riconoscere il lavoro degli altri e rispettarlo.

20. Rispetto per l’uguaglianza:
Il druidismo moderno è un organo circolare e non piramidale.

(da www.druidismo.altervista.org)

giovedì, maggio 27, 2010

"Sono venuto al mondo con la pelle color bronzo..."



Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini.
Guerriero Apache anonimo

Sono venuto al mondo con la pelle color bronzo. Molti miei amici sono nati con la pelle gialla, nera o bianca. Ci sono fiori dai colori diversi ed ognuno di essi é bello. Io spero che i miei figli vivano in un mondo in cui tutti gli uomini, di ogni colore, vadano d'accordo e lavorino insieme, senza che la maggioranza cerchi di uniformare gli altri al proprio volere.
Tatanga Mani

Chi vuol essere un uomo giusto deve rispettare tutte le forme di vita su questa terra, il cielo, la luna, il sole, le stelle e quello che la natura ci dà. Se a casa sua arriva qualcuno ed é povero, gli deve dare alloggio, da mangiare e da vestire. Così si dovrebbe comportare un uomo giusto.
(dal compito scritto di un bambino di 12 anni: Kim Katsitsiosta)

Tratta tutti gli uomini come se fossero tuoi parenti.
Proverbio Navajo

"Nel cuore di ogni uomo è radicato un appetito spirituale per una fede assoluta, duratura
e positiva in un'esistenza futura. Essa lo rende tranquillo. Una fede di questo tipo è la base
indispensabile della personalità. Ma un buon numero di giovani non hanno quest'ancora di
salvezza per la propria anima."
Thomas Wildcat Alford, Shawnee

"Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra,
dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono
meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di
tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro".
Shenandoah

"Lungo il cammino delle vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità.
Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia
ogni volta che potete!"
Proverbio Sioux

Gli anziani meritano il massimo rispetto, perché ci hanno tramandato le tradizioni,
la cultura e la Lingua. Essi ancora oggi, con la loro saggezza, ci aiutano a rendere
migliore la nostra vita.
Sinta Glesha

"Non è come nasci, ma come muori, che rivela a quale popolo appartieni".
Alce Nero, 1890

"Io una volta pensai di essere l'unico uomo che continuava ad essere amico dell'uomo bianco, ma da quando sono venuti e hanno vuotato le nostre tende, rubato i cavalli e ogni altra cosa, è difficile per me credere ancora agli uomini bianchi".
Pentola Nera dei Cheyenne meridionali

giovedì, maggio 20, 2010

Ho pena delle stelle



Ho pena delle stelle
che brillano da tanto tempo,
da tanto tempo...
Ho pena delle stelle.
Non ci sarà una stanchezza
delle cose,
di tutte le cose,
come delle gambe o di un braccio?
Una stanchezza di esistere,
di essere,
solo di essere,
l'essere triste lume o un sorriso...
Non ci sarà dunque,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un'altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così, come un perdono?

(Fernando Pessoa)

venerdì, maggio 14, 2010

"Nella storia dei celti non c' è solo l' epopea della ribellione a Roma. Si sofferma lì chi legge unicamente i fumetti di Asterix."



Articolo tratto da La Repubblica — 15 settembre 1996 - pagina 7

ROMA - Druidi e ampolle. Il grande fiume che rigenera. La Dea Sole. Dovendo fondare un movimento politico o addirittura uno Stato indipendente, si hanno davanti due strade: ricostruire una storia cercando nelle sue pieghe il filo dell' identità oppure costruire una simbologia, un apparato di miti. Umberto Bossi ha imboccato ruvidamente la seconda. E ha scelto, per il battesimo padano, il repertorio rituale degli antichi celti. Ma che fondamento storico ha questo impianto mitologico? Franco Cardini, studioso dell' età medioevale, ha pochi dubbi: "Nessun fondamento. Però non è tutta qui la questione". E cos' altro c' è? "Lo storico Lucien Febvre diceva che l' uomo non ricorda, ma ricostruisce di continuo. Non importa se la realtà mitica usata per trovare una propria identità corrisponda ai dati di fatto. Bisogna vedere se funziona allo scopo. In ogni caso mi meraviglia che abbiano adottato i celti, la cui storia rimanda più all' idea di integrazione che non di secessione". "Mi sembra un pastone, un assemblaggio di frammenti", incalza Enzo Pace, sociologo delle religioni. "Nella storia dei celti non c' è solo l' epopea della ribellione a Roma. Si sofferma lì chi legge unicamente i fumetti di Asterix". Ma i riti celebrati sul Po corrispondono a quelli degli antichi celti? "La loro era una religione politeista", risponde Pace, "fondata su due elementi, la fertilità e l' acqua. Accanto al dio supremo, raffigurato con le corna, c' è il dio Lugus, legato ai culti dell' acqua e all' idea di purificazione. Non credo sia casuale la coincidenza fra l' espulsione della cattolica Irene Pivetti e questo grande bagno nel paganesimo". I simboli accomunano, suggestionano. Qualcuno dice che ce n' è bisogno nel mercato asfittico delle idee. Sono un collante prepolitico e la storia ne fornisce copiosamente, con il rischio di inciamparci. Si fa confusione. Il Carroccio non compare quasi per nulla, forse è simbolo molto lombardo e poco padano... "Per questo, certamente, ma anche perché i Comuni del XII secolo non garantivano una comunanza etnica", spiega un altro medievista, Giuseppe Sergi. "Bossi è risalito più indietro per rintracciare una marcata diversità rispetto al Sud". Ma prima che ne parlasse Bossi, al Nord circolava il mito dei celti? "Non ha mai contato nulla", sostiene Pace. "La Liga veneta si rifaceva alla repubblica della Serenissima, evocava i leoni di San Marco, tutti simboli che ognuno vedeva raffigurati in insegne pubbliche, che poteva toccare scolpiti sui monumenti sui palazzi". "C' è un unico risvolto di una qualche raffinatezza", aggiunge Sergi. Quale, professore? "Mi sono sempre domandato perché dall' apparato mitico di Bossi manchino del tutto i longobardi, che in fondo sono l' unica presenza che in epoca medioevale inglobi le regioni del nord e la Toscana. Una risposta me la sono data: qualcuno della Lega deve essersi accorto che i longobardi, arrivati in Italia, abbandonarono il retroterra europeo, quei rapporti oltre le Alpi che a Bossi servono e che i celti assicurano. E poi c' è un altro motivo: i longobardi scesero anche al Sud e fondarono i ducati di Spoleto e di Benevento. Sarebbe stato un bel paradosso". - di FRANCESCO ERBANI

martedì, maggio 04, 2010

Attenti all'Uomo Bianco



Khartoum, 25 ottobre

A fine giornata, sorseggiando un karkadè, Elias (il capocantiere) mi racconta una storia divertente che mostra come i pregiudizi siano spesso soltanto dei punti di vista:

"Quando ero piccolo andavo al cinema del mio paese dove proiettavano i western americani. Guardando quei film mi ero fatto l'idea che i bianchi non facessero altro che menare le mani e sparare. Oltretutto mia madre mi diceva sempre: guarda che se non ti comporti bene chiamo l'uomo bianco che ti porta via!
Insomma, quando a dodici anni ho visto il primo bianco, sono scappato via terrorizzato gridando: attenti all'uomo bianco!"

Ridiamo, e io gli racconto che mia nonna mi spaventava allo stesso modo invocando l'uomo nero. Ridiamo di nuovo e ci accorgiamo che è davvero soltanto una questione di punti di vista.

(da "ATTENTI ALL'UOMO BIANCO - Emergency in Sudan: Diario di cantiere" di Raul Pantaleo)

mercoledì, aprile 28, 2010

Nessuno, assolutamente nessuno



All'improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. Nel balenio del lampo quella che avevo creduto essere una città era una radura deserta; e la luce sinistra che mi ha mostrato me stesso non ha rivelato nessun cielo sopra di essa. Sono stato derubato dal poter esistere prima che esistesse il mondo. Se sono stato costretto a reincarnarmi, mi sono reincarnato senza di me, senza essermi reincarnato.
Io sono la periferia di una città inesistente, la chiosa prolissa di un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto una realtà, fra i sogni di chi non ha saputo completarmi.
Penso in continuazione, sento in continuazione; ma il mio pensiero è privo di raziocinio, la mia emozione è priva di emozione! Da una botola situata lassù, sto precipitando per lo spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, un movimento di un oceano senza confini intorno ad un buco del nulla, e, nelle acque, che più che acque sono turbini, galleggiano le immagini di ciò che ho visto e scritto nel mondo: vorticano case, volti, libri, casse, echi di musiche e spezzoni di voci in un turbine sinistro e senza fondo. E io, proprio io, sono il centro che esiste soltanto per una geometria dell'abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perchè ogni cerchio deve possedere un centro. lo, proprio io, sono il pozzo senza pareti ma con la resistenza delle pareti, il centro del tutto con il nulla intorno.
E in me è come se l'inferno ridesse, senza neppure l'umanità di diavoli che ridono, la follia starnazzante dell'universo morto, il cadavere girante dello spazio fisico, la fine di tutti mondi che fluttua oscuramente al vento, disforme, fuori del tempo, senza un Dio che l'abbia creata, senza neppure se stessa che sta girando nelle tenebre delle tenebre, impossibile, unica, tutto.
Poter saper pensare! poter saper sentire!
Mia madre è morta molto presto, ed io non l' ho conosciuta...
Fin dal primo mattino, a dispetto della consuetudine solare di questa città chiara, un manto leggero di nebbia, indorato a poco a poco dal sole, avvolgeva la successione delle case, la mancanza di soluzione degli spazi, i dislivelli del terreno e degli edifici. Poi, al sopraggiungere del mattino pieno, la bruma leggera ha cominciato a sfilacciarsi e a dissolversi in maniera indefinibile con aliti di ombre di veli. Verso le dieci, soltanto l'azzurro torbido del cielo rivelava il passaggio della nebbia.
Con la caduta della maschera offuscante, il volto della città è risorto: come se una finestra si spalancasse, il giorno già alto si è alzato. Si è verificato un leggero cambiamento nel rumore di ogni cosa. Poi altri rumori si sono levati. Un'intonazione di azzurro si è insinuata persino nelle pietre delle strade e nell'aura impersonale dei passanti. Il sole era caldo, ma di un caldo ancora umido. La nebbia ormai inesistente lo filtrava in modo invisibile. Lo svegliarsi di una città, che avvenga con la nebbia o altrimenti, per me è sempre più commovente dello spuntare del giorno in campagna. Ci sono molte più cose che tornano alla vita, ci sono molte più cose da aspettarsi quando il sole, invece di limitarsi a indorare (prima di luce scura, poi di luce umida, infine di oro luminoso) i prati, le sporgenze degli arbusti, le palme delle mani delle foglie, moltiplica i suoi possibili effetti sulle finestre, sui muri, sui tetti [...]
Un'aurora in campagna mi fa star bene; un'aurora in città mi fa star bene e male, e perciò mi fa star meglio. Si, perchè la maggiore speranza che mi arreca possiede, come tutte le speranze, il sapore lontano e nostalgico di non essere realtà. Un mattino in campagna esiste; un mattino in città promette; il primo fa vivere; il secondo fa pensare. E io sentirò sempre, come i grandi maledetti, che è meglio pensare che vivere.

(da "IL LIBRO DELL'INQUIETUDINE DI BERNARDO SOARES", Fernando Pessoa)