martedì, luglio 13, 2010

La bambina di Pompei



Poiché l'angoscia di ciascuno è la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l'aria volta in veleno
È filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta è stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull'altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

20 novembre 1978

(Primo Levi)


N.B. L'immagine è opera di Kikue Komatsu, una sopravissuta di Hiroshima. Il disegno fu eseguito nel 1975, a 30 anni dal mattino del 7 agosto 1945. Kikue ritrae quanto vide a circa 550 metri dall'epicentro dell'esplosione. Nella scritta che commenta il disegno Kikue scrive: "Mentre cercavo mia figlia, incontrai una montagna di cadaveri in una via della carneficina. La gente evidentemente era corsa per gettare la faccia nell'acqua di una cisterna, dove morirono con le braccia intorno l'uno all'altro, aggrappati al bordo della vasca. Come devono aver gridato per l'acqua! Per loro mi fa male il cuore. Unisco le mani in preghiera".

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