venerdì, maggio 14, 2010

"Nella storia dei celti non c' è solo l' epopea della ribellione a Roma. Si sofferma lì chi legge unicamente i fumetti di Asterix."



Articolo tratto da La Repubblica — 15 settembre 1996 - pagina 7

ROMA - Druidi e ampolle. Il grande fiume che rigenera. La Dea Sole. Dovendo fondare un movimento politico o addirittura uno Stato indipendente, si hanno davanti due strade: ricostruire una storia cercando nelle sue pieghe il filo dell' identità oppure costruire una simbologia, un apparato di miti. Umberto Bossi ha imboccato ruvidamente la seconda. E ha scelto, per il battesimo padano, il repertorio rituale degli antichi celti. Ma che fondamento storico ha questo impianto mitologico? Franco Cardini, studioso dell' età medioevale, ha pochi dubbi: "Nessun fondamento. Però non è tutta qui la questione". E cos' altro c' è? "Lo storico Lucien Febvre diceva che l' uomo non ricorda, ma ricostruisce di continuo. Non importa se la realtà mitica usata per trovare una propria identità corrisponda ai dati di fatto. Bisogna vedere se funziona allo scopo. In ogni caso mi meraviglia che abbiano adottato i celti, la cui storia rimanda più all' idea di integrazione che non di secessione". "Mi sembra un pastone, un assemblaggio di frammenti", incalza Enzo Pace, sociologo delle religioni. "Nella storia dei celti non c' è solo l' epopea della ribellione a Roma. Si sofferma lì chi legge unicamente i fumetti di Asterix". Ma i riti celebrati sul Po corrispondono a quelli degli antichi celti? "La loro era una religione politeista", risponde Pace, "fondata su due elementi, la fertilità e l' acqua. Accanto al dio supremo, raffigurato con le corna, c' è il dio Lugus, legato ai culti dell' acqua e all' idea di purificazione. Non credo sia casuale la coincidenza fra l' espulsione della cattolica Irene Pivetti e questo grande bagno nel paganesimo". I simboli accomunano, suggestionano. Qualcuno dice che ce n' è bisogno nel mercato asfittico delle idee. Sono un collante prepolitico e la storia ne fornisce copiosamente, con il rischio di inciamparci. Si fa confusione. Il Carroccio non compare quasi per nulla, forse è simbolo molto lombardo e poco padano... "Per questo, certamente, ma anche perché i Comuni del XII secolo non garantivano una comunanza etnica", spiega un altro medievista, Giuseppe Sergi. "Bossi è risalito più indietro per rintracciare una marcata diversità rispetto al Sud". Ma prima che ne parlasse Bossi, al Nord circolava il mito dei celti? "Non ha mai contato nulla", sostiene Pace. "La Liga veneta si rifaceva alla repubblica della Serenissima, evocava i leoni di San Marco, tutti simboli che ognuno vedeva raffigurati in insegne pubbliche, che poteva toccare scolpiti sui monumenti sui palazzi". "C' è un unico risvolto di una qualche raffinatezza", aggiunge Sergi. Quale, professore? "Mi sono sempre domandato perché dall' apparato mitico di Bossi manchino del tutto i longobardi, che in fondo sono l' unica presenza che in epoca medioevale inglobi le regioni del nord e la Toscana. Una risposta me la sono data: qualcuno della Lega deve essersi accorto che i longobardi, arrivati in Italia, abbandonarono il retroterra europeo, quei rapporti oltre le Alpi che a Bossi servono e che i celti assicurano. E poi c' è un altro motivo: i longobardi scesero anche al Sud e fondarono i ducati di Spoleto e di Benevento. Sarebbe stato un bel paradosso". - di FRANCESCO ERBANI

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