lunedì, giugno 28, 2010

Dove saranno i vivi?



Mi sveglio dal mio io e, girando lo sguardo su tutto, ora pieno di vita e di umanità assuefatta, vedo che la nebbia, sgombrando completamente il cielo, eccetto quando indugia nell'azzurro di ancora non completamente azzurro, mi è entrata veramente nell'anima, e allo stesso tempo è entrata nell'interno di tutte le cose, che è la zona attraverso cui esse comunicano con la mia anima. Ho perso la visione di ciò che vedevo. Sono diventato cieco vedendo. Sento già con la banalità della conoscenza. Questa ormai non è più la Realtà: è semplicemente la Vita. Sì, la vita a cui anch'io appartengo e che appartiene a me; non più la Realtà, che appartiene solo a Dio, o a se stessa, che non contiene né mistero né verità (dato che è reale o finge di esserlo), da qualche parte esiste fissa, libera di essere temporale o eterna, immagine assoluta, idea di un'anima esterna.
Avanzo lentamente, morto, e ormai la mia visione non è mia: è solo quella dell'animale umano che ha ereditato senza volere la cultura greca, l'ordine romano, la morale cristiana e tutte le altre illusioni che formano la civiltà all'interno della quale io percepisco.
Dove saranno i vivi?

(dal Libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares, Fernando Pessoa)

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