martedì, novembre 03, 2009

Alda Merini se n'è andata...


Da www.repubblica.it

Era considerata la più grande in Italia.
Una vita segnata dalla malattia mentale.
Un'artista capace di scavare in profondità nell'animo umano.

E' morta la poetessa Alda Merini, cantò il dolore degli esclusi

Il presidente della Repubblica: "Si è spenta una voce limpida e ispirata"

MILANO - E' morta a Milano la poetessa Alda Merini. Aveva 78 anni. Protagonista della scena culturale italiana, e considerata la più grande poetessa italiana vivente, era ricoverata all'ospedale San Paolo (la camera ardente sarà allestita a Palazzo Marino) da una decina di giorni per un tumore osseo. Viveva in condizioni di indigenza - per scelta - tanto che i pasti quotidiani le venivano portati dai servizi sociali comunali. Ha cantato gli esclusi e ha vissuto la malattia mentale. Le esequie si terranno mercoledì 4 novembre in Duomo a Milano: funerali di Stato, ha annunciato il sindaco Letizia Moratti dopo il via libera del Consiglio dei ministri.

Negli ultimi anni il suo volto era divenuto popolare anche al pubblico televisivo. Frequenti le sue apparizioni, la voce arrochita dal fumo, parole e pensieri profondi e comprensibili. Grazie a lei, molti si erano avvicinati alla poesia. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è detto profondamente rattristato della sua scomparsa: "Viene meno un'ispirata e limpida voce poetica".

Nata in una famiglia poco abbiente (il padre era impiegato in una compagnia di assicurazione, la madre casalinga) la Merini esordì appena quindicenne con la raccolta La presenza di Orfeo curata dall'editore Schwarz. E mentre già attirava l'attenzione della critica, incontrava difficoltà nel mondo della scuola "normale". Venne infatti respinta quando tentò di entrare al liceo Manzoni poiché - dissero - non era stata sufficiente nella prova d'italiano.

Da quel momento ha vissuto al confine tra il riconoscimento della sua eccezionale capacità poetica e la malattia mentale, che nel 1947 la portò al ricovero, per un mese, nella clinica Villa Turro, a Milano. Lei stessa ne ha sempre parlato e scritto definendo la sua sofferenza come "ombre della mente". Con le quali, nel tempo, ha saputo convivere. Il dolore l'ha aiutata a scandagliare l'animo umano.

Così Alda Merini ha spiegato ad Antonio Gnoli l'uscita dalla malattia, in un'intervista a Repubblica.
"Per me guarire è stato un modo di liberarmi del passato. Tutto è accaduto in fretta. L'ultima volta che sono stata all'Istituto che mi aveva in cura per depressione mi è accaduta una cosa che non avevo mai provato. Una mattina mi sono svegliata e ho detto: che ci faccio io qui? Così è davvero ricominciata la mia vita. Ho ripreso a scrivere e ho perfino trovato quel successo che non avrei mai pensato di ottenere". Sul successo Alda ride con voce roca e lenta e poi aggiunge: "Il successo è come l'acqua di Lourdes, un miracolo. La gente applaude, osanna e ti chiedi: ma cosa ho fatto per meritare tutto questo? Penso che la folla, anche piccola, che ti ama ti aiuta a vivere. In fondo un poeta ha anche qualcosa di istrionico e di folle. Per questo il manicomio è stato per me il grande poema di amore e di morte. Ma anche questo luogo oggi è distante. Mi capita a volte di rivederlo in sogno. Io sogno tantissimo. E tra i sogni ne ricorre uno: sono dentro a un luogo chiuso, e io che cerco le chiavi per uscire. Forse sono mentalmente ancora in quel luogo che mi ha ucciso e mi ha fatto rinascere. Mi sento una donna che desidera ancora. Oggi per esempio vorrei che qualcuno mi andasse a comprare le sigarette. Non ho mai smesso di fumare, né di sperare".

Fin dai primi anni del suo lavoro poetico, conobbe e frequentò maestri come Quasimodo, Montale e Manganelli che la sostennero e promossero la pubblicazione delle sue opere. Dopo La presenza di Orfeo (e alcune poesie singole pubblicate in diverse antologie), escono Nozze romane e Paura di Dio. La Merini, nel frattempo si era sposata con Ettore Carniti (1953) e aveva avuto la sua prima figlia Emanuela. Al pediatra della bambina aveva dedicato la raccolta Tu sei Pietro (1961). Comincia qui un altro periodo difficile costellato di ricoveri e ritorni a casa, ma anche allietato dalla nascita di altri tre figli. Con un lungo periodo al "Paolo Pini". Dal 1972 al 1979 la situazione a poco a poco migliora e la poetessa torna a scrivere. E racconta in poesia e prosa la sua esperienza (La Terra Santa).

Rimasta vedova nel 1981, si risposerà con il poeta Michele Pierri (1983) e con lui andrà a vivere a Taranto e ancora incontrerà i fantasmi della sua mente. Nel 1986 torna a Milano dove vive fino alla morte. A quest'ultimo ventennio appartiene la maggior parte delle sue opere più note: "La vita facile", "La vita felice", "L'altra verità. Diario di una diversa", ""le parole di Alda Merini", "Folle, folle, folle d'amore per te", "Nel cerchio di un pensiero", "Le briglie d'oro" e tante altre. Compreso "Superba è la notte", un tentativo di Einaudi di sistemare le poesie scritte tra il 1996 e il 1999. Sul suo sito internet, una foto con i capelli scarmigliati, lo sguardo profondo e la sigaretta in mano, e tre versi: "(Sono una piccola ape furibonda.) Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura".

I frati francescani di Assisi, raggiunti dalla notizia della sua scomparsa, si sono riuniti in preghiera: "La comunità francescana del Sacro convento di Assisi affida al Signore l' anima della poetessa Alda Merini e partecipa al dolore di chi sta soffrendo per la sua perdita". Lo ha detto il custode del Sacro convento, padre Giuseppe Piemontese. Tra la Merini e i francescani c'era un rapporto particolare, per quel suo modo di essere aperta al mondo più semplice e alle altre arti meno "colte". Circa due anni fa nella Basilica superiore, si tenne un concerto di Lucio Dalla ispirato ai versi di Alda. Lei ne fu orgogliosa. E i francescani si innamorarono di questa donna, e del suo scontroso e dolcissimo modo di esistere.


(1 novembre 2009)

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