mercoledì, marzo 10, 2010

Alce Nero rinuncia a realizzare la sua visione



La visione di Alce Nero conteneva dunque un messaggio di riscatto e di rivincita guerriera delle genti pellerossa, messaggio che , insieme al motivo dell’albero sacro, la accomunava alla quasi contemporanea “Danza degli spettri”.
L’Uomo Sacro lakota, forse scoraggiato dalle sciagure che colpirono il suo popolo e dalla disparità militare delle forze in campo, forse anche influenzato dal messaggio d’apertura universalistica veicolato dal cristianesimo, rinunciò a seguire la sua Grande Visione e a tentare di mettere in azione i poteri in essa ricevuti , che avrebbero dovuto condurlo a diventare il capo vittorioso di una rinata nazione lakota. In particolare evitò di tentare di attivare i poteri distruttivi connessi alla misteriosa “erba del soldato”. Gli rimase però un grande rimpianto, un senso di frustrazione e fallimento, che cercò di superare comunicando al mondo i contenuti della sua visione attraverso la penna di John Neihardt.
Lo stato d’animo del vecchio Lakota è ben reso dal famoso passo che chiude il libro “Alce Nero parla”, laddove Neihhardt interpretò la parabola esistenziale del vecchio “uomo sacro” facendogli dire:

“Quanto a me, l’uomo a cui fu concessa in gioventù una così grande visione, adesso mi vedete ridotto a essere un vecchio pietoso che non ha fatto un bel niente, perché il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro e l’albero sacro è morto.” [19]

Alce Nero in seguito alla pubblicazione del libro di Neihardt subì moltissime pressioni da parte dei missionari gesuiti, molto allarmati di un suo possibile aperto ritorno alla tradizione lakota (che in realtà sul piano più profondo egli non abbandonò mai). Il vecchio sioux si vide penosamente indotto a sottoscrivere dichiarazioni, di più che dubbia spontaneità, riguardo alla saldezza della propria fede cattolica.[20] Va però riconosciuto che il suo interesse per taluni aspetti del cristianesimo era probabilmente sincero, e forse egli non vedeva opposizione fra le tradizioni lakota e le scritture cristiane considerate nel loro senso più profondo.
Neihardt, dal canto suo, colse la portata universale di moltissimi dei simboli presenti nella visione, simboli che non appartengono unicamente alla tradizione lakota, ma si ritrovano immutabili in tutte le tradizioni autentiche.
Un tale universalismo è bene espresso dal pensiero che lo scrittore fa esprimere ad Alce Nero quando, nello svolgersi della sua visione, egli si ritrova al centro del mondo:

“Poi mi trovai sulla più alta di tutte le montagne, e tutt’intorno sotto di me c’era l’intero cerchio del mondo. E in quel luogo vidi più di quel che posso raccontare e capii più di quel che vedevo; perché vedevo in maniera sacra la forma di tutte le cose nello spirito, e la forma di tutte le forme così come debbono vivere insieme come un unico essere. E vidi che il cerchio sacro del mio popolo non era che uno dei molti cerchi che facevano un circolo ampio come la luce del giorno e come la luce delle stelle, e nel centro cresceva un robusto albero fiorente per proteggere tutti i figli di una madre e di un padre. E vidi che era un albero sacro.” – Alce nero disse che la montagna sulla quale egli si trovava nella sua visione era lo Harney Peak nei Black Hills. Ma qualunque luogo è il centro del mondo” aggiunse.- [21].

2 commenti:

Esone ha detto...

Vedo che hai risolto il problema dello spam. ottimo.

Druido Lòmion Aldaron ha detto...

hehe.. si, grazie! era colpa del gadget dell'ora druidica.. ciaoo! g