giovedì, dicembre 03, 2009

Il Giorno dell'Orso



da www.ontanomagico.altervista.org

L’orso è un animale con una sua precisa valenza simbolica nell’ambito della cultura celtica.
Magnifica la statuetta bronzea ritrovata nei pressi di Berna e raffigurante la dea Artio. La donna nutre l’orso con la frutta raccolta in un cesto posto accanto a lei, l’orso invece sembra uscire dal bosco (tratteggiato in un albero dallo stile molto moderno), a sottolineare la sua appartenenza al mondo selvaggio della Natura. L’iscrizione non lascia dubbi sul nome della Dea - "Deae Artioni” ossia Alla Dea Artio.
La radice del nome è associata al nome celtico dell’orso, arth, art, artos, era la dea della caccia, dell'abbondanza, degli animali e delle piante, legata ai boschi e alla natura; l’equivalente di Artemide nel Pantheon greco, ma Artemide era anche dea della Luna (la Luna Fanciulla), un ulteriore riferimento all’Orso lunare.

ORSO LUNARE
In genere è presente nel periodo di carnevale, tra l’1 e il 2 di febbraio, quando secondo le credenze popolari l’orso esce dalla tana e, osservando la posizione della luna (plenilunio o novilunio), percepisce se la primavera è in arrivo o meno.
Molte sono le figure e i riti collegate a questo rituale (maschera dell’orso, culto di Sant’Orso e figura dell’uomo selvatico).
In sostanza si tratta di un personaggio mitologico che appartiene all’inizio dell’annata agraria. In genere l’orso è accompagnato da un cacciatore o una figura di domatore, che lo accompagna e lo custodisce portandolo in giro per le vie del paese. La diffusione di questo culto è testimoniata sia nelle pianure che nelle montagne piemontesi, fino a raggiungere le zone della Valle d’Aosta (soprattutto per il culto di Sant’Orso e la maschera dell’Orso).”- da Ricerca Atlas Ires Piemonte.

Secondo la tradizione dell'Europa medioevale alpina nella notte tra il primo e il due di febbraio l'Orso, si risveglia dal suo letargo invernale ed osserva il cielo. Se lo trova "chiaro" (plenilunio) rientra nel suo giaciglio, perché l'invernata durerà ancora quaranta giorni. Se invece il cielo è "scuro" (novilunio), allora l'Orso uscirà dal suo riparo ad annunciare l'inizio della primavera.

In VALLE D’AOSTA vige la tradizione che attribuisce all’orso capacità divinatorie poiché il primo febbraio, festa di Sant’Orso, se il tempo è bello, l’animale metterà ad essiccare la paglia e il fieno che gli serviranno da giaciglio, nella certezza che l’inverno durerà ancora quaranta giorni. Un’altra versione ci dice che se il giorno di Sant’Orso vedrà un bel sole, l’Orso si sveglierà ma si girerà immediatamente dall’altra parte, cambiando fianco, per riaddormentarsi perché l’inverno durerà ancora a lungo; in caso di pioggia nella medesima giornata della Festa, si potrà dire che la primavera non tarderà ad arrivare.

Nelle leggende dei santi capita spesso, che un bravo orso bruno metta a disposizione la sua forza o si accompagni al santo, come un mansueto cagnolino. Tra le leggende dell’arco Alpino, si cita quella di San Romedio. Si narra di Romedio che, volendo recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio, chiese ad un suo discepolo di sellargli il cavallo. Questi però tornò indietro terrorizzato raccontando di aver visto un orso che stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si spaventò e gli disse tranquillamente di mettere le briglie all’orso. Il discepolo, che di Romedio si fidava ciecamente, tornò indietro e con la dovuta titubanza, avvicinò le briglie all'animale. Questo abbassò la testa e si fece sellare. Il Santo poté così raggiungere Trento cavalcando l'orso. Ricordando questa leggenda nel 1958 il senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, membro d'onore del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò un orso chiamato Charlie destinato a morire perché la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio. Da allora gli Orsi sono di casa nel santuario! (santuario di san Romedio in Val di Non nelle vicinanze di Sanzeno - Trento)

Un tempo si credeva che radere un orso alla fine di gennaio e nei primi di febbraio, avesse la valenza di rinvigorimento dei peli e per trasposizione, la stessa cosa valesse per le piante potate in quel periodo.

Le società di un tempo, compenetrate con la natura, consideravano sacri gli spiriti di alcuni animali, e l’orso è uno di essi, ancora considerato sacro dai popoli artici e subartici.

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