venerdì, marzo 04, 2011

CANTO DEI MORTI INVANO



Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purche' trattiate e contrattiate
Le vite dei vostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L'esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl'innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perche' siamo i vinti.
Invulnerabili perche' gia' spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finche' la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.

14 gennaio 1985


[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 615]

2 commenti:

Isis ha detto...

Quando non hai più nulla da perdere ti giochi tutto.

Druido Lòmion Aldaron ha detto...

Ciao.. si.. e la cosa che più mi colpisce è che Levi scrive questi versi nel 1985 ed ha ancora i pensieri rivolti agli orrori visti in prima persona nel suo periodo trascorso, molti anni prima, nel campo di concentramento.. anche se attualizzati con i "nuovi" orrori dell'epoca (Cambogia, Bologna..), per cui, nella mente dell'uomo, gli orrori non finiscono mai e di fatto, "la guerra non è mai finita"...