lunedì, ottobre 31, 2011

Hurbinek


Hurbinek era un nulla, un figlio della morte, un figlio di Auschwitz. Dimostrava tre anni circa, nessuno sapeva niente di lui, non sapeva parlare e non aveva nome: quel curioso nome, Hurbinek, gli era stato assegnato da noi, forse da una delle donne, che aveva interpretato con quelle sillabe una delle voci inarticolate che il piccolo ogni tanto emetteva. Era paralizzato dalle reni in giú, ed aveva le gambe atrofiche, sottili come stecchi; ma i suoi occhi, persi nel viso triangolare e smunto, saettavano terribilmente vivi, pieni di richiesta, di asserzione, della volontà di scatenarsi, di rompere la tomba del mutismo. La parola che gli mancava, che nessuno si era curato di insegnargli, il bisogno della parola, premeva nel suo sguardo con urgenza esplosiva: era uno sguardo selvaggio e umano ad un tempo, anzi maturo e giudice, che nessuno fra noi sapeva sostenere, tanto era carico di forza e di pena.

...

Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero, – Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senza-nome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek morí ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui - egli testimonia attraverso queste mie parole.


(Primo Levi, brani tratti dal libro "La Tregua")

venerdì, ottobre 07, 2011

Afghanistan, 10 anni di guerra


Cari amici di Emergency,

ricorre in questi giorni il decimo anniversario dell’ennesima aggressione militare in Afganistan. Quella cui orgogliosamente partecipa anche il nostro paese.
La casta politica italiana dal 2002 a oggi ha sempre approvato in modo bipartisan le spese per la guerra in Afganistan - camuffata da “missione di pace”. Per tenervi una media di 3.000 soldati, ha speso fino a ora quasi 4 miliardi di euro.
Il danaro delle nostre tasse per la guerra, contro la nostra Costituzione, contro le nostre coscienze.

In dieci anni Emergency ha speso in Afganistan 55 milioni di euro. Con poco più dell’1 per cento di quello che i governi italiani hanno speso per la guerra, Emergency ha realizzato 3 Centri chirurgici, un Centro di maternità, una rete di 29 Posti di primo soccorso e Centri sanitari, curando oltre 3 milioni di persone di tutti i gruppi sociali, di tutte le parti politiche, di tutti i credo religiosi.

Il lavoro di Emergency, non i blindati, è il pezzo di Italia che gli afgani apprezzano. Le vittime non capiranno mai le motivazioni di chi porta lutti e miseria, le ragioni di chi semina terrore per combattere il terrorismo, di chi pratica la guerra per fare finire la guerra.

Che cosa avrebbe potuto fare l’Italia per gli sfortunati cittadini afgani, che sopravvivono in mezzo alla guerra da ormai trentacinque anni?
Come si traducono 4 miliardi di euro? In migliaia – non centinaia – di ospedali, cliniche, scuole.

Peccato che i soldi ci siano sempre per la guerra, mai per costruire la pace e i diritti.
Persino i soldi che i cittadini hanno deciso di destinare agli aiuti umanitari attraverso il 5 per mille non sono ancora stati erogati. I soldi sono lì, nelle loro banche, i cittadini li hanno versati nel 2009, ma il governo preferisce tenerseli il più a lungo possibile.
Questo sta creando a Emergency grandi difficoltà economiche, perché i nostri ospedali e le nostre cliniche non possono aspettare i tempi della politica, hanno bisogni urgenti, immediati, concreti.

Per questo vi rivolgiamo un appello a sostenere economicamente Emergency ora più che mai. Per poter continuare a lavorare, a curare persone, a portare umanità nella barbarie della guerra.

Grazie
Gino Strada


Afghanistan, 10 anni di guerra - Guarda il video


(da www.emergency.it)